Il corso breve di terapia corticosteroidea corrisponde a un trattamento di meno di 15 giorni (più spesso 1 settimana a 10 giorni); mira a utilizzare l’effetto antinfiammatorio dei corticosteroidi ad alte dosi. Le basi farmacologiche e fisiopatologiche dell’azione antinfiammatoria dei corticosteroidi sono riviste. Poiché rappresentano una modalità di trattamento molto specifica, l’uso di corticoidi in bolo non è discusso in questo articolo. I corticoidi utilizzati nei corsi brevi sono essenzialmente derivati sintetici che, rispetto al cortisolo, hanno un’attività antinfiammatoria molto più forte, un effetto mineralocorticoide ridotto e un’emivita biologica più lunga. I più usati sono prednisolone e prednisone, dexamethazone e betamethazone. Le principali indicazioni per i corticosteroidi di breve durata sono la laringite acuta e gli attacchi d’asma. La meningite batterica, oltre alla terapia antibiotica efficace, è anche un’indicazione. Ci sono alcune indicazioni limitate in gastroenterologia: porpora reumatoide e malattia infiammatoria intestinale. Gli effetti avversi dei corsi brevi di corticosteroidi sono relativamente rari; non sono specifici al corso breve e sono principalmente legati al terreno. Gli eventi immunoallergici includono manifestazioni cutanee ed eccezionalmente lo shock anafilattico. Le manifestazioni neuropsicologiche possono verificarsi durante i primi 10 giorni di trattamento e sono principalmente delirio e allucinazioni. Sono state segnalate complicazioni oculari eccezionali sotto forma di aumento della pressione intraoculare fin dai primi giorni di trattamento, in particolare nei casi di miopia. D’altra parte, contrariamente a un’idea diffusa, non ci sono studi che stabiliscano formalmente che il trattamento con corticoidi aumenti il rischio di ulcere peptiche. Corsi brevi di corticosteroidi non comportano un rischio di frenazione dell’asse ipotalamoipofisario e quindi non richiedono una riduzione graduale della dose alla sospensione del trattamento.
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